In un quadro globale segnato da incertezze, riallineamenti commerciali e crescente competizione internazionale, le imprese italiane sono chiamate a diversificare sempre più i mercati di sbocco e a identificare nuove aree strategiche per l’espansione internazionale.
In questo contesto, gli Emirati Arabi Uniti (EAU) si rivelano una destinazione commerciale strategica e avanzata per l'espansione globale del Made in Italy, non solo per la solidità del sistema economico, ma anche per il loro ruolo di hub logistico verso Asia, Africa e Medio Oriente.
Il 2024 ha registrato un risultato storico per le esportazioni italiane verso gli EAU, con un +19,4% rispetto all’anno precedente e un valore complessivo vicino agli 8 miliardi di euro, mentre gli scambi commerciali bilaterali hanno superato i 10 miliardi di euro, con un saldo commerciale attivo per l’Italia pari a circa 6 miliardi di euro.
Gli Emirati Arabi rappresentano molto più che un mercato di destinazione: sono un hub logistico e commerciale che collega Europa, Asia e Africa. L'Emirato di Dubai, in particolare, grazie a infrastrutture all’avanguardia come il porto di Jebel Ali – primo al mondo per produttività container e nono per movimentazione – si posiziona come snodo di riesportazione verso mercati ad alto potenziale.
Il rafforzamento dei rapporti tra Italia ed Emirati, culminato nel febbraio 2025 con la firma di oltre 40 accordi bilaterali per un valore di 40 miliardi di dollari, testimonia un momento favorevole per le imprese italiane che desiderano internazionalizzarsi. In questo contesto, strumenti finanziari evoluti, sostegno istituzionale e visione strategica si rivelano fattori determinanti.
Al di là dei numeri, gli EAU rappresentano un ecosistema dinamico, aperto agli investimenti, in costante trasformazione e fortemente orientato all’innovazione. Un contesto ideale per le imprese italiane che vogliono crescere in modo strutturato e duraturo.
EAU: UNO SCENARIO MACROECONOMICO SOLIDO E IN ESPANSIONE
L’economia degli Emirati Arabi Uniti si distingue per resilienza, visione strategica e forte capacità di adattamento. Secondo le stime del Research Department di Intesa Sanpaolo, il PIL reale del Paese è cresciuto del 3,8% nel 2024, con una previsione di ulteriore accelerazione nel biennio 2025/26. La spinta non arriva più soltanto dal settore oil & gas, ma soprattutto dagli investimenti pubblici e privati in comparti come turismo, sanità, finanza, logistica e tecnologia, sostenuti anche da riforme strutturali.
Tutto questo è in linea con gli obiettivi di Vision 2030, il piano strategico del governo emiratino, che mira a una diversificazione dell’economia, a ridurre la dipendenza dal petrolio e a promuovere la sostenibilità. Il rafforzamento del settore privato, la digitalizzazione, l’energia rinnovabile e l’innovazione sono al centro di un progetto che ha già cominciato a produrre risultati concreti.
La trasformazione economica emiratina si muove in direzione di un modello sostenibile e dinamico, in cui diversificazione e innovazione giocano un ruolo centrale. Un processo che si affianca a politiche pubbliche mirate all’efficienza, alla digitalizzazione e alla resilienza economica.
Le riserve finanziarie pubbliche e il rafforzamento della produzione petrolifera (guidata dall’aumento della quota OPEC+ detenuta dagli Emirati) contribuiscono a stabilizzare il quadro macroeconomico, riducendo i rischi derivanti dalla volatilità dei prezzi delle materie prime. Tuttavia, rimangono fattori esogeni da monitorare, come l’evoluzione delle tensioni geopolitiche e il rallentamento dell’economia globale, che potrebbero condizionare i flussi commerciali e gli investimenti internazionali.
L’ingresso degli Emirati nel gruppo BRICS+ rafforza la posizione del Paese sul piano geopolitico, collocandolo tra le economie emergenti a più alto potenziale di crescita e influenza. Si delinea così un quadro caratterizzato da buoni ritmi di espansione economica, bassa inflazione e politiche orientate all’innovazione sostenibile.
COMMERCIO E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI: UN ECOSISTEMA FAVOREVOLE ALLE IMPRESE
Nel 2024, l’interscambio commerciale complessivo degli Emirati Arabi Uniti con il resto del mondo ha raggiunto gli 892 miliardi di dollari, secondo le stime Economist Intelligence Unit (EIU), con una previsione di crescita fino a 1.115 miliardi di dollari entro il 2028. Sebbene il surplus commerciale – oltre 80 miliardi di dollari nel 2022 – abbia mostrato segnali di riduzione, influenzato dalla dinamica dei prezzi petroliferi e dal rafforzamento delle importazioni, il quadro resta positivo e in evoluzione.
Gli Emirati si caratterizzano per una rete di import-export molto diversificata: le importazioni principali includono oro, gioielleria, diamanti, macchinari elettrici ed elettronici, prodotti alimentari (soprattutto carne, frutta e semi oleosi) e prodotti petroliferi raffinati, mentre le esportazioni riguardano principalmente petrolio e gas, ma anche pietre e metalli preziosi, alluminio, autoveicoli e tabacco.
Il commercio è fortemente internazionalizzato. I dati disponibili indicano che Cina (8,3%), India (5,3%), Stati Uniti (3,9%) e Arabia Saudita (3,6%) sono tra i principali partner commerciali. In questo scenario, l’Italia si distingue per un saldo commerciale strutturalmente positivo e per un trend in crescita.
Anche sul fronte degli Investimenti Diretti Esteri (IDE) i numeri sono significativi: nel 2024, gli IDE in entrata (inward) hanno superato i 30,9 miliardi di dollari, il doppio rispetto all’Arabia Saudita. Le previsioni stimano valori stabili attorno ai 28–29 miliardi di dollari per i prossimi due anni. Un risultato reso possibile da un contesto normativo attrattivo e dalla presenza di circa 40 zone economiche speciali, settorialmente orientate che beneficiano di agevolazioni fiscali, governance semplificata e incentivi mirati. I comparti più incentivati includono:
- la manifattura, in particolare l’alimentare e le tecnologie agricole, la metallurgia, la chimica, i macchinari ad alto contenuto tecnologico e l’aerospaziale, la farmaceutica e le biotecnologie
- servizi riguardanti il commercio e-commerce, l’educazione e la ricerca scientifica, il turismo e i servizi sanitari.
Da segnalare anche il programma NextGenFDI, lanciato nel 2022 dal Ministero dell'Economia degli Emirati Arabi Uniti, che ha rafforzato l’appeal degli Emirati per aziende ad alto contenuto tecnologico e operanti nella digital economy, offrendo soluzioni logistiche, fiscali e finanziarie dedicate.
RAPPORTI ITALIA – EMIRATI ARABI: RELAZIONI SEMPRE PIÙ SOLIDE
Il 2024 ha rappresentato un anno record per i rapporti commerciali tra Italia ed Emirati Arabi Uniti. Le esportazioni italiane verso gli EAU hanno toccato quota 7,9 miliardi di euro (+19,4% rispetto al 2023), mentre le importazioni sono calate del 6,5%, per un saldo commerciale positivo di circa 6 miliardi di euro. Gli scambi complessivi si attestano sui 10 miliardi di euro (+13% su base annua), rappresentando lo 0,7% del totale del commercio italiano.
I settori trainanti dell’export italiano includono meccanica, oreficeria e moda, ma si osserva una crescita rilevante anche nei comparti dei mobili e dell’agroalimentare. Si tratta di segmenti ad alto potenziale, in cui la produzione domestica emiratina è molto bassa (0,2% per i mobili e 0,9% per l’agroalimentare, in termini di valore aggiunto). Le prospettive di crescita per questi settori aprono importanti opportunità per le imprese.
La presenza italiana negli EAU è già significativa: oltre 350 aziende attive, più di 8.000 addetti e un fatturato complessivo di circa 5,8 miliardi di euro. Lo stock di IDE italiani ha superato gli 11,5 miliardi di euro, concentrati nei settori dell’energia, delle costruzioni e dei trasporti.
Il rafforzamento delle relazioni bilaterali è stato ufficializzato con la visita del Presidente degli EAU, Sheikh Mohamed, in Italia il 25 febbraio 2025. In quell’occasione sono stati siglati oltre 40 accordi economici, per un valore complessivo di 40 miliardi di dollari, in ambiti strategici quali:
- Energia e fonti rinnovabili
- Intelligenza artificiale e infrastrutture digitali
- Esplorazione spaziale e tecnologie subacquee
- Industria avanzata e minerali critici
- Difesa e stabilità regionale