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Import-Export: le prospettive 2025, tra dazi e incertezze

Protezionismo USA, rallentamento della manifattura e nuove sfide nello scenario macroeconomico globale
10.03.2025

Il commercio con l’estero rappresenta un pilastro fondamentale per l’economia italiana. Il Made in Italy, sinonimo di qualità e innovazione, ha consolidato negli anni una presenza rilevante sui mercati internazionali, con l’export che contribuisce per circa il 32% del PIL. Tuttavia, il 2024 ha evidenziato fragilità nel commercio globale, con segnali di rallentamento che pongono nuove sfide per il prossimo anno.

Questo articolo analizza lo scenario macroeconomico import ed export attraverso i dati del Research Department di Intesa Sanpaolo, approfondendo le dinamiche che hanno caratterizzato il 2024 e le prospettive per il 2025, con particolare attenzione ai fattori di rischio che potrebbero incidere sul commercio internazionale e sulle esportazioni italiane.

 


IL COMMERCIO GLOBALE NEL 2024: SEGNALI DI DEBOLEZZA E FATTORI STRUTTURALI
 

Il 2024 si è rivelato un anno di transizione complesso per il commercio globale, segnato da una crescita disomogenea e da incertezze economiche che hanno pesato sulle esportazioni dei paesi avanzati. Secondo le stime del World Trade Organization, il commercio mondiale dovrebbe essere cresciuto di appena 2,3% nel 2024, ben al di sotto della media storica.

L’Eurozona, in particolare, ha sperimentato difficoltà nel rilancio del proprio export, frenato da fattori sia ciclici che strutturali. Da un lato, la domanda estera si è rivelata più debole del previsto per ragioni congiunturali, dall’altro, il ridimensionamento delle produzioni ad alta intensità energetica e la crescente competitività della Cina in settori chiave hanno ulteriormente eroso le quote di mercato europee.

L’export di merci dell’Eurozona ha mostrato segnali di fragilità per tutto il 2024, con una crescita dell’export, secondo l’Economic Bulletin della BCE del 1,5% su base annua, trainata, principalmente dal settore dei servizi e in maniera più modesta dalla manifattura. I flussi commerciali globali sono rimasti deboli, complice un rallentamento nella ripresa degli scambi, aggravato dall’incertezza politica e dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

Le imprese europee, già provate dall’aumento dei costi energetici post-crisi 2022, hanno dovuto affrontare un mercato globale sempre più competitivo, con la Cina che ha riversato il proprio eccesso di capacità produttiva sui mercati esteri, comprimendo i prezzi e mettendo sotto pressione le industrie europee.

In Italia, il commercio estero ha mostrato un andamento altalenante. Dopo una fase di stagnazione nel 2023, le esportazioni hanno registrato un modesto recupero nel primo semestre del 2024, ma senza un rafforzamento stabile. Il commercio con la Germania, il principale partner commerciale dell’Italia, ha subito rallentamenti a causa della debolezza strutturale della manifattura tedesca, che ha registrato una riduzione del 0,2% del PIL. D’altro canto, gli Stati Uniti sono rimasti un mercato importante per le esportazioni italiane, circa il 10,4% del totale, sebbene il risultato delle elezioni presidenziali abbia introdotto nuovi rischi.

vista aerea porto cargo

 

 

PROSPETTIVE PER IL 2025: NUOVE SFIDE PER IL COMMERCIO INTERNAZIONALE
 

Guardando al 2025, le previsioni per il commercio internazionale restano improntate alla cautela. Sebbene la crescita economica globale sia attesa su livelli simili a quelli del 2024, il contesto geopolitico e le politiche commerciali degli Stati Uniti potrebbero avere un impatto significativo sugli scambi internazionali.

L’Eurozona è attesa crescere a un ritmo modesto nel 2025, con un PIL previsto in aumento dell’0,9%. L’export italiano potrebbe subire l’effetto combinato di una domanda estera più debole e di eventuali restrizioni commerciali imposte dalla nuova amministrazione americana. Le previsioni per le esportazioni italiane sono state riviste al ribasso, con una crescita attesa dello 0,6%, mentre le importazioni dovrebbero registrare un rimbalzo dell’1,7%. La ripresa dell’export dipenderà in larga parte dalla tenuta del mercato statunitense e dalla capacità delle imprese italiane di diversificare le destinazioni commerciali.

Un altro elemento chiave per il 2025 sarà il ruolo della Cina nel commercio internazionale. Il Paese sta affrontando una fase di rallentamento economico, con un PIL previsto per il 2025 del 4,6%, in calo rispetto al 4,9% stimato per il 2024.

L’introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti sulle merci cinesi potrebbe innescare ritorsioni, con effetti su tutta la catena del commercio globale. Per le imprese europee e italiane, ciò potrebbe significare una maggiore pressione sui prezzi e un aumento della competizione sui mercati di riferimento.

 


DAZI USA: QUALE IMPATTO SULL’EXPORT ITALIANO ED EUROPEO?
 

Uno dei temi centrali per il commercio globale nel 2025 sarà la possibile introduzione di dazi selettivi da parte degli Stati Uniti. L’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, infatti, introduce incertezza sulle strategie commerciali americane: sebbene non sia prevista un’applicazione immediata di dazi universali, misure protezionistiche mirate potrebbero colpire specifici settori dell’export europeo, con ripercussioni dirette sulla manifattura tedesca e italiana.

La nuova amministrazione americana ha già segnalato l’intenzione di rafforzare il protezionismo commerciale con possibili ripercussioni anche per l’Europa. In uno scenario caratterizzato dall’applicazione di misure restrittive su settori chiave come l’automotive, la meccanica strumentale e la chimica, l’export italiano potrebbe subire contraccolpi significativi.

La Germania, principale esportatore europeo verso gli USA, risulta particolarmente vulnerabile a questa dinamica, considerato che le esportazioni tedesche negli Stati Uniti rappresentano circa il 16% del totale dell’export al di fuori dell’area euro, mentre quelle italiane incidono per circa il 10%. Un rallentamento del commercio tedesco potrebbe avere effetti indiretti anche sull’Italia, che esporta componentistica avanzata per l’industria manifatturiera tedesca. Inoltre, l’eventuale applicazione di dazi mirati potrebbe colpire settori chiave del Made in Italy, con conseguenze sulla competitività delle imprese italiane.

Tuttavia, un elemento positivo è rappresentato dalla crescente diversificazione geografica dell’export italiano, che negli ultimi anni ha ampliato la propria presenza sui mercati asiatici e sudamericani, riducendo la dipendenza dalle dinamiche commerciali transatlantiche.

 


2025, UN ANNO DI TRANSIZIONE
 

Il 2025 si preannuncia un anno di transizione per il commercio internazionale. Sebbene non si prevedano shock di grande entità, la crescita dell’import-export sarà probabilmente modesta e soggetta a fattori di rischio rilevanti. L’Eurozona, e in particolare l’Italia, dovranno affrontare un contesto commerciale in evoluzione, caratterizzato da una domanda globale incerta e da politiche protezionistiche in divenire.

Le imprese italiane ed europee saranno chiamate a rafforzare la propria competitività attraverso strategie di internazionalizzazione più diversificate, investimenti in innovazione e una maggiore resilienza alle dinamiche globali. L’adattabilità sarà fondamentale per navigare le sfide del 2025, in un contesto in cui il commercio mondiale è sempre più influenzato da fattori politici ed economici interconnessi.


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