Il commercio con l’estero rappresenta un pilastro fondamentale per l’economia italiana. Il Made in Italy, sinonimo di qualità e innovazione, ha consolidato negli anni una presenza rilevante sui mercati internazionali, con l’export che contribuisce per circa il 32% del PIL. Tuttavia, il 2024 ha evidenziato fragilità nel commercio globale, con segnali di rallentamento che pongono nuove sfide per il prossimo anno.
Questo articolo analizza lo scenario macroeconomico import ed export attraverso i dati del Research Department di Intesa Sanpaolo, approfondendo le dinamiche che hanno caratterizzato il 2024 e le prospettive per il 2025, con particolare attenzione ai fattori di rischio che potrebbero incidere sul commercio internazionale e sulle esportazioni italiane.
IL COMMERCIO GLOBALE NEL 2024: SEGNALI DI DEBOLEZZA E FATTORI STRUTTURALI
Il 2024 si è rivelato un anno di transizione complesso per il commercio globale, segnato da una crescita disomogenea e da incertezze economiche che hanno pesato sulle esportazioni dei paesi avanzati. Secondo le stime del World Trade Organization, il commercio mondiale dovrebbe essere cresciuto di appena 2,3% nel 2024, ben al di sotto della media storica.
L’Eurozona, in particolare, ha sperimentato difficoltà nel rilancio del proprio export, frenato da fattori sia ciclici che strutturali. Da un lato, la domanda estera si è rivelata più debole del previsto per ragioni congiunturali, dall’altro, il ridimensionamento delle produzioni ad alta intensità energetica e la crescente competitività della Cina in settori chiave hanno ulteriormente eroso le quote di mercato europee.
L’export di merci dell’Eurozona ha mostrato segnali di fragilità per tutto il 2024, con una crescita dell’export, secondo l’Economic Bulletin della BCE del 1,5% su base annua, trainata, principalmente dal settore dei servizi e in maniera più modesta dalla manifattura. I flussi commerciali globali sono rimasti deboli, complice un rallentamento nella ripresa degli scambi, aggravato dall’incertezza politica e dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.
Le imprese europee, già provate dall’aumento dei costi energetici post-crisi 2022, hanno dovuto affrontare un mercato globale sempre più competitivo, con la Cina che ha riversato il proprio eccesso di capacità produttiva sui mercati esteri, comprimendo i prezzi e mettendo sotto pressione le industrie europee.
In Italia, il commercio estero ha mostrato un andamento altalenante. Dopo una fase di stagnazione nel 2023, le esportazioni hanno registrato un modesto recupero nel primo semestre del 2024, ma senza un rafforzamento stabile. Il commercio con la Germania, il principale partner commerciale dell’Italia, ha subito rallentamenti a causa della debolezza strutturale della manifattura tedesca, che ha registrato una riduzione del 0,2% del PIL. D’altro canto, gli Stati Uniti sono rimasti un mercato importante per le esportazioni italiane, circa il 10,4% del totale, sebbene il risultato delle elezioni presidenziali abbia introdotto nuovi rischi.